Thursday, July 23, 2009

So the 'Preside' says to me today, here, in Italy, you are in a maternal society whereas you are used to a paternal society...
hmm.
I'm in one and from another...
this equals problems.

I was in shock after my meeting today...



Il codice materno sembra privilegiare la soddisfazione sollecita del bisogno, in modalità anche sacrificali; si caratterizza per la valorizzazione di comportamenti che privilegiano l'appartenenza, oltre alla risposta ai bisogni, orientando verso l'onnipotenza e l'appropriazione.



… il codice materno è fondamentalmente autarchico. Nella relazione di allattamento il bambino prolunga la situazione intrauterina sostituendo il capezzolo al cordone ombelicale. Il bambino è cioè un'appartenenza interna della madre che è diventata esterna, e che può suggerire la fantasia dell'autosufficienza di un sistema autonomo che non ha bisogno di ricevere apporti dall'esterno: un sistema onnipotente… ha la funzione di generare al bambino l'illusione di onnipotenza.



La potenza generativa del padre sembra assorbirsi nella sola potenza generativa della madre; ecco perché, durante la gravidanza, ogni marito diviene un po' un San Giuseppe, un cavaliere inesistente. Nel rispondere ai bisogni, si nota quel atteggiamento di sacrificalità tipico della funzione materna (dare tutto senza volere niente in cambio) che tende a trasformarsi in dominio sia sul bambino che sul partner. Questo non è affatto una svalutazione del codice: al contrario, il codice materno è estremamente importante, affettivamente, per la crescita del bambino, come osserva Corinna Cristiani:



Fornari dice che il codice materno è come l'acqua: senza l'acqua la terra non darebbe frutti, senza codice materno nessun neonato umano potrebbe sopravvivere. Ma come l'acqua diventa oltre un certo limite inondante e distruttiva, così accade anche per il codice materno.



L'evento simbolico a carattere universale che caratterizza l'uomo è rappresentato dalla vita prenatale e dal parto; la violenza insita del parto occorre sia esportata all'esterno del rapporto tra madre e bambino, per rendere possibile l'instaurarsi del codice materno, e questo compito viene svolto dal padre, la cui funzione è quella di "ammortizzatore e mallevadore dei pericoli che minacciano la nascita del figlio dell'uomo" (Franco Fornari). Il padre assume così una parte violenta che in realtà non è sua, che appartiene alla relazione naturale madre-bambino, per permettere l'instaurarsi positivo del regno della madre. Il nome assegnato a questo processo è quello di paranoia primaria. Tutti i fantasmi sono conseguenze del fantasma originario, ossia della vita prenatale e del parto; essi sono gli eventi centrali per la vita affettiva, essi costituiscono la rappresentazione dell'anima come prima realizzazione degli affetti, la situazione perduta per eccellenza. La nascita degli affetti non sono altro che il prolungamento di quella vita intrauterina che ci è stata negata dall'evoluzione quando, attraverso la posizione eretta, si è verificata il contemporaneo restringimento del bacino e l'ampliamento delle dimensioni del cranio per lo sviluppo dell'intelligenza; i significanti originari degli affetti, perduti nel parto-nascita, trovano così una seconda saturazione nelle relazioni familiari, per poi rendersi disponibili per nuove relazioni.


VERSUS


Il codice paterno prescrive la separazione del figlio dalla madre e la sua crescita in nome della genitalità; esso valorizza le capacità e la prestazione, l'efficienza e l'autonomia, l'indipendenza nella crescita, per Franco Fornari



privilegiamento del principio di realtà e di prestazione… favorendo così sia la progressiva e graduale separazione del figlio dalla madre prima e dalla famiglia poi, sia la sua introduzione nella società più ampia... Contrapposto al codice materno come autocentrico, il codice paterno si costituisce come fondamentalmente eterocentrico, e porta la famiglia ad aprirsi verso l'esterno… Il codice paterno rompe… tale simbiosi autarchica e rivela il carattere illusorio dell'onnipotenza che la sostiene… elabora fondamentalmente, nel soggetto, la propria mancanza di essere orientandola verso l'esterno, in un altro essere, preoccupato della creazione di aggregati sempre più vasti.